Stiamo vivendo dei giorni drammatici, di rabbia e di sconforto, a causa dei tantissimi incendi che persone senza scrupoli continuano ad appiccare sulle nostre montagne. Le temperature altissime di questi giorni, frutto marcio delle nostre emissioni di gas serra, rendono l’azione dei criminali più difficile da combattere.

I territori di Gangi, San Mauro Castelverde e Geraci Siculo, in parte ricadenti dentro il Parco Regionale delle Madonie, sono stati colpiti in maniera gravissima. Le fiamme non hanno risparmiato animali, fienili, stalle, abitazioni, auto e mezzi agricoli, linee elettriche e telefoniche. Per aiutare le aziende colpite sono già partite raccolte fondi e nuovi disegni di legge per indennizzi.

Tra Gangi e Geraci Siculo, nella vallata che da contrada Raino porta verso contrada Abate, l’incendio ha rischiato di raggiungere la Statale 286 tra Geraci e Castelbuono, dove esiste la più grande sughereta di Sicilia. Da lì il passo verso il cuore del Parco delle Madonie è breve. Nei giorni scorsi il fronte del fuoco ha superato i 30 chilometri.

Gli incendi sulle Madonie sono solo gli ultimi, e forse i più gravi, casi di questo fenomeno distruttivo, che quest’anno è iniziato già a giugno. Di pochissimi giorni fa è il vasto incendio che ha devastato le montagne sopra Piana degli Albanesi. Adesso il governo regionale ha dichiarato lo stato di crisi e di emergenza, in applicazione della legge regionale 13 del 2020.

Sicuramente c’è bisogno di tutto l’aiuto possibile di fronte a un attacco così sistematico e prolungato contro il nostro patrimonio naturalistico, ma l'”emergenza” presenta anche tanti rischi. Affidarsi sempre alla gestione dell’emergenza finisce per coprire le (mancate) responsabilità strutturali che stanno alla base del problema. Focalizzandosi sullo straordinario, l’ottica dell’emergenza fa scomparire l’ordinario, cioè la realtà quotidiana di mala gestione e cattiva politica da cui nascono i gesti folli di chi appicca gli incendi per il proprio tornaconto. Ecco chi sono i veri colpevoli.