Un altro mese passato senza correre in montagna, questa volta a causa di un dolore al ginocchio. Oggi sono tornato sui sentieri tanto familiari di Monte Pellegrino e mi sono reso conto di quanto mi sono mancati.

Finalmente, scendendo da casa in bicicletta di mattina presto, ho sentito un certo freschetto; mi sono dovuto mettere addirittura un leggero gilet di nylon. La stessa sensazione di fresco ritrovato l’ho avuta salendo sul monte. Da tempo ormai le giornate si vanno accorciando e sempre meno luce riscalda la superficie terrestre. Proprio oggi è l’equinozio d’autunno, il momento dell’anno in cui la notte ha una durata che coincide quasi precisamente con quella del giorno.

La temperatura più mite non è stata l’unica differenza che ho percepito; pure la qualità della luce era diversa. Non era più la luce accecante e sbiancante del sole estivo. I colori apparivano più vividi. L’azzurro del cielo era più azzurro e il verde degli alberi più intenso. Forse anche la qualità dell’aria era diversa. Sicuramente le grandi nuvole bianche influivano sulla percezione dei colori del paesaggio e la qualità della luce. Il loro passaggio veloce bloccava i raggi solari e creava chiaroscuri su tutto il monte e la Conca d’Oro. 

Sull’altopiano, correndo in mezzo agli alberi di pino ed eucalipto, ho sentito spesso un odore balsamico. Non saprei spiegarmi il perché di questo fenomeno. Ho pensato che forse, essendoci più umidità nell’aria, le resine e le altre sostanze aromatiche degli alberi si diffondevano con più facilità. In alto, tra le fronde degli alberi, ho visto gruppi di piccolissimi uccellini. Avvicinandomi di corsa li ho spaventati, spingendoli a volare in avanti, da un albero all’altro. Mi sembravano diversi dal solito e mi sono chiesto se fossero uccelli migratori in transito verso l’Africa.

Sceso giù dal monte e tornato al punto di partenza, dentro il Parco della Favorita, ho sentito ancora una volta il frinire delle cicale provenire dagli alberi, presente ma molto meno forte rispetto al pieno dell’estate.