Quando siamo arrivati con Peppe a Castelbuono, il termometro della macchina segnava 18 gradi. Un forte vento da sud ci ha accompagnato per tutta la giornata, aumentando fino a sera.

Abbiamo posteggiato a Gònato, dove abbiamo incontrato un cane dolcissimo che ci ha seguito per tutto il giorno. Con lei ci siamo incamminati lungo la strada sterrata che porta verso Cozzo Vicaretto.

Il guado del torrente Canna era completamente asciutto, nonostante fossimo già a gennaio. D’altronde finora non c’è stato inverno. Neanche sulle Alpi e gli Appennini, dove ha nevicato pochissimo.

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Dopo un’oretta siamo arrivati a Case Vicaretto, un antico complesso rurale formato da due strutture, quella principale e una più piccola. Io non c’ero mai stato. All’apparenza, gli edifici sono stati ristrutturati abbastanza di recente. Abbiamo scoperto che il complesso è stato preso in affitto dall’ASD Ypsigro 4X4, un’associazione di fuoristradisti con base a Castelbuono. Il loro cartello campeggia sopra la porta della struttura principale. Sul retro di questa, abbiamo trovato tracce di molta immondizia bruciata. Erano i tipici resti degli “schiticchi” domenicali, incluso piatti e posate di plastica.

Che rabbia. Queste persone non solo scorrazzano in mezzo ai boschi di un parco naturale con mezzi rumorosi e inquinanti, danneggiando piante e sentieri, ma non hanno nemmeno la decenza di riportarsi l’immondizia che producono sui loro enormi mezzi. Ma le guardie forestali che fanno?

Dopo queste spiacevoli scoperte, siamo saliti su Cozzo Vicaretto. Il vento adesso era ancora più forte. Il cozzo è composto da un imponente ammasso di pietre, alcune davvero grandi. Tutt’intorno, gli alberi crescono in mezzo alle rocce. Vedere come la vita vegetale si adatta alle pietre e in alcuni casi le modifica è sempre molto impressionante.

Da un lato del cozzo ci sono i resti di una mannara. Mi ha stupito che i pastori portassero gli animali in quel punto, difficile da raggiungere per la presenza dei massi e degli alberi, ma magari all’epoca c’erano meno piante, o forse semplicemente un luogo appartato era proprio quello che cercavano per tenere le greggi. Mentre eravamo lì, il cane ha scovato una grossa martora tra le rocce, che è scappata via saltellando.

Tornando indietro, ci siamo spostati più verso il bordo del cozzo, e da lì abbiamo visto tutta la valle verso nord, fittamente alberata.

Siamo tornati alle macchine col buio. Il vento era sempre molto forte. Parte del cielo era velato dalle tipiche nuvole alte e sfilacciate che ci sono in queste giornate di caldo. Ma dove non c’erano le nubi grigiastre e opache, la volta del cielo limpido, nera e lucida, era tempestata di stelle.