Ogni tanto una buona notizia.

All’inizio di maggio, i sindaci di Gangi, Nicosia e Sperlinga avevano firmato un accordo con l’esercito per assegnare un’area ricadente nei loro comuni allo svolgimento di esercitazioni militari. Durata dell’accordo: appena 30 anni.

Come accade quasi sempre quando vengono prese queste decisioni a porte chiuse, la retorica è stata subito notevole. Uno dei generali coinvolti ha dichiarato: “La nostra presenza nell’area, oltre a garantire un miglioramento delle condizioni economiche, assicurerà un maggior controllo del territorio, incrementando la sicurezza, la prevenzione di incendi, un controllo per evitare l’abbandono di rifiuti tossici e qualsiasi altra attività che ponga in pericolo l’ambiente e la popolazione. Abbiamo trovato sinergia istituzionale e una popolazione accogliente”.

Per fortuna, alcuni abitanti dei luoghi interessati hanno capito che le cose non sarebbero andate esattamente così e hanno costituito il Comitato Identità e Sviluppo. La loro analisi, che riporto quasi per intero, è ineccepibile:

La decisione è stata presa dai tre sindaci senza minimamente consultare la popolazione”. L’hub avrà un’estensione di 33,5 chilometri quadrati, uno dei più grandi poligoni di addestramento d’Italia. Tale poligono disterà un chilometro dal centro di Sperlinga e quattro da quello di Nicosia.

L’accordo prevede la creazione di un deposito di armi, automezzi e munizioni nella zona artigianale dismessa di Sperlinga, costata ben 3 milioni di euro, che verrà ceduta all’esercito, e la trasformazione di alcuni edifici comunali in caserme per ospitare i militari.

L’accordo, che ha una durata di 30 anni, è insolito, dal momento che tali accordi di solito sono di cinque anni.

I tre sindaci non hanno fatto alcuna puntuale valutazione dei reali vantaggi economici. L’hub provocherà la scomparsa di quasi una ventina di piccole e medie aziende agricole e di allevamento; la crisi del settore caseario, dal momento che non vi saranno più pascoli disponibili; e la fine di una comunità agricola, quella di Santa Venera, costituita da una trentina di famiglie, che dovrà abbandonare il territorio sul quale vive.

Le ripercussioni sul turismo saranno tremende. Sperlinga, ad esempio, avrà l’hub a un chilometro di distanza e il deposito ai piedi del paese. Durante le esercitazioni, i colpi di mortaio saranno insopportabili e la viabilità sarà quasi completamente impedita. Questo rappresenta la fine del turismo per il paese.

I soldati non porteranno quasi nulla. Anche se ogni tanto qualche soldato potrà mangiare nei nostri locali, ciò non compenserà le perdite economiche e i costi sociali. I soldati risiederanno in caserme autosufficienti di tutto.

A conferma di questa tesi, il comitato ha citato un articolo apparso su L’Unione Sarda del 17 Maggio 2023, intitolato “A Teulada i militari non comprano neppure un panino”. Secondo l’autore, in Sardegna il poligono militare non ha nessuna ricaduta economica sul territorio.

Il comitato ha quindi lanciato una petizione sulla nota piattaforma change.org in cui chiedeva ai sindaci di revocare l’accordo con il Ministero della Difesa. In un solo giorno, la petizione ha ricevuto oltre mille firme.

Grazie a questo impegno, i sindaci di Gangi e Nicosia prima, e quello di Sperlinga poi, hanno ritirato le delibere del caso.