Novembre 2018: l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) annuncia che costruirà un imponente osservatorio astronomico sul Monte Mufara (Madonie, Sicilia). Ovviamente all’epoca non c’è uno straccio di autorizzazione, ma gli interessati danno già tutto per scontato. La struttura ospiterà un telescopio chiamato Flyeye (occhio di mosca).

Marzo 2022: lo Sportello Unico Attività Produttive (SUAP) delle Madonie invita gli interessati alla conferenza di servizi per autorizzare l’opera. La Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali non è invitata.

Le associazioni ambientaliste scrivono una lettera pubblica per chiedere di vedere il progetto, che nessuno al di fuori degli interessati ha potuto visionare.

L’Assessorato Regionale al Territorio e all’Ambiente chiede al SUAP di rinviare la conferenza di servizi.

Maggio 2022: l’Ente Parco, il cui presidente si è dichiarato a favore dell’opera, organizza un incontro pubblico con i tecnici dell’ESA che hanno redatto il progetto dell’osservatorio. Il progetto esiste già, ma non le autorizzazioni.

Giugno 2022: l’Ente Parco pubblica la sua valutazione d’incidenza ambientale, secondo cui la struttura non avrà impatti negativi. Questa valutazione si è concentrata su aspetti parziali (l’impianto di condizionamento, i materiali della strada di accesso), che davano sostanzialmente per scontata la realizzazione dell’opera, senza considerarne l’impatto sul paesaggio.

Agosto 2022: la Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali comunica al SUAP che la zona dove si vuole costruire è soggetta a un vincolo di inedificabilità assoluta in quanto area boscata e fascia di tutela del bosco.

Febbraio 2023: la Regione Sicilia passa una norma che stabilisce che in tutto il territorio del parco si possono costruire opere per la ricerca scientifica dichiarate di interesse strategico dalla giunta regionale, per le quali si sospendono i vincoli di inedificabilità contenuti nello statuto del parco. Peccato che lo statuto del parco è il documento che definisce l’organizzazione amministrativa dell’ente; non ha nulla a che vedere con le leggi che sanciscono l’inedificabilità del luogo.

Marzo 2023: l’ESA invia un ultimatum al SUAP, dicendo che se il progetto non viene approvato entro il 12 maggio, l’osservatorio sarà costruito altrove.

I sindaci dei comuni delle Madonie scrivono una lettera pubblica esprimendosi a favore dell’opera in quanto grande occasione di sviluppo e lavoro per il territorio. Peccato che l’osservatorio non darà lavoro a nessuno, essendo gestito da remoto tramite fibra ottica. La struttura sarà normalmente disabitata.

Le associazioni ambientaliste presentano un esposto alle autorità competenti, in cui ricordano due sentenze della Corte Costituzionale. La prima, del 2018, ha dichiarato incostituzionale il tentativo della Regione Sicilia di sospendere i vincoli paesaggistici per le opere dichiarate d’interesse pubblico dalla giunta regionale. La seconda, del 2022, ha dichiarato illegittime le norme regionali con cui si volevano cancellare i vincoli di tutela sulle aree di bosco.

Aprile 2023: l’assessore al territorio e all’ambiente fa votare una delibera alla giunta regionale per dichiarare l’osservatorio astronomico un’“opera strategica”. La delibera accompagna la norma votata a febbraio.

Il Consiglio dei Ministri impugna la norma regionale votata a febbraio perché il riferimento allo statuto del parco è incoerente e ambiguo e perché le leggi statali che proteggono il paesaggio hanno priorità su quelle regionali.

Maggio 2023: il SUAP riconvoca la conferenza di servizi e autorizza la costruzione dell’osservatorio basandosi sulla nuova norma regionale, che contraddice le sentenze della Corte Costituzionale ed è stata appena impugnata dal Consiglio dei Ministri. Inoltre, dichiara acquisito il nulla osta dell’Ente Parco per silenzio-assenso, mentre per legge vale il silenzio-diniego.

Giugno 2023: il direttore del parco (non il presidente) scrive una lettera per dichiarare che l’autorizzazione del SUAP non ha fondamento giuridico in quanto la nuova norma regionale fa riferimento allo statuto del parco e non alle leggi nazionali che proteggono il paesaggio.

Secondo esposto delle associazioni ambientaliste.

L’assessore al territorio e ambiente ammette che l’area su cui si dovrebbe costruire l’osservatorio è inedificabile in base a leggi nazionali, che la Regione non può modificare. Ma aggiunge che “al fine di rimuovere gli ostacoli normativi di rango statale, la Regione Siciliana si è fatta promotrice di diversi incontri presso i ministeri competenti, registrando proficue interlocuzioni”.

Luglio 2023: terzo esposto delle associazioni ambientaliste.

Agosto 2023: il Consiglio dei Ministri dichiara l’osservatorio un progetto strategico, che non è sottoposto ai vincoli paesaggistici delle leggi nazionali.

Novembre 2023: quarto esposto delle associazioni ambientaliste.

Gennaio 2024: quinto esposto delle associazioni ambientaliste.

Maggio 2024: l’Ente Parco rilascia il suo nulla osta (un anno dopo la conferenza di servizi, quando questo documento mancava) in base alla norma del Consiglio dei Ministri che dichiara l’osservatorio un progetto strategico. L’Ente Parco, però, non ha chiesto il parere del comitato tecnico scientifico, che è obbligatorio.

Sesto esposto delle associazioni ambientaliste.

Agosto 2024: le associazioni ambientaliste fanno ricorso al TAR, denunciando tutte le forzature di questa vicenda.

Settembre 2024: il TAR non prende in esame il ricorso, ritenendolo “tardivo.”

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Cosa dimostra questa lunga e complessa storia? Dimostra che la protezione della natura, soprattutto del paesaggio montano, è ancora minoritaria nel nostro paese, che ancora troppe persone possiedono idee sbagliate di cosa vuol dire “sviluppo” e “scienza”, e che questo si riflette nella nostra classe politica, dal livello locale a quello nazionale.

A ogni passo, questa storia è diventata più incredibile.

All’inizio, se non fosse stato per le associazioni ambientaliste, la conferenza di servizi sarebbe andata avanti sulla base di un accordo preso dietro le quinte. L’ipotesi che un’opera imponente come quella in questione si potesse autorizzare in questo modo è agghiacciante. Una volta portato allo scoperto questo accordo, i suoi promotori hanno insistito che l’opera fosse realizzabile in barba a tutte le leggi del caso.

Dopo quasi un anno e tante accuse di ostruzionismo nei confronti degli ambientalisti, si è scoperto che alla Regione sapevano benissimo che era necessario cambiare le leggi per autorizzare l’opera.

Questa forzatura è forse l’aspetto più grave e triste di tutta la vicenda. Anziché fare valere le norme di tutela del paesaggio, si è cercato in ogni modo di aggirarle e scavalcarle.

Eppure l’Articolo 9 della Costituzione dice che la Repubblica “tutela il paesaggio della Nazione.” Non solo, nel 2022, questo articolo è stato modificato per includere la tutela dell’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, “anche nell’interesse delle future generazioni.” Questa modifica ha una portata storica.

Di fronte a essa, dobbiamo chiederci: quanto durerà l’impatto dell’osservatorio dell’ESA sul paesaggio della Mufara? La risposta è: per sempre.