Montagna e legami sociali

“L’esperienza della montagna si impone in prima battuta come esperienza intima dell’individuo solitario. Una vecchia concezione “mitologica” dell’alpinista come superuomo (“Impossibile esprimere a parole ciò che ho vissuto lassù”) contribuisce senza dubbio molto a questa visione estrema della montagna e ne fa il territorio esclusivo di chi intende proporsi come un individuo che ha scelto di collocarsi ai margini (o al disopra?) della società abitata dai comuni mortali.

Ora la domanda è questa: veramente l’esperienza della montagna è per sua stessa natura incomunicabile?

Molti potrebbero riferire una variante personale di tale banale e crudele disillusione affettiva: il tentativo di condividere con qualche amico, che trasciniamo dietro di noi in montagna, la nostra intima meraviglia, i nostri più segreti impulsi del cuore, si scontra con il sentire di chi non desidera altro che ritrovare a valle il comfort e la sicurezza.

Diciamo subito che questa non è la regola. Può accadere anche che l’amicizia reciproca venga rinsaldata a un livello inedito dalla condivisione di un’esperienza così fuori dal comune.

Per molti di noi una significativa e profonda esperienza della montagna include sempre l’aspirazione a una condivisione con un compagno o una compagna; e spesso la rende praticabile. Soprattutto se alla base esiste già una solida amicizia fondata su affinità consolidate. Da qui deriva che l’esperienza della montagna non è condannata per forza a restare rinchiusa negli steccati dell’incomunicabilità individuale, ma può trasformarsi in un acceleratore di legami sociali.

Si può riassumere questa idea dicendo che la montagna inizia là dove non diviene più incongruo dire “Buon giorno” a uno sconosciuto incontrato lungo il cammino. Questo semplice saluto, così spontaneo in montagna, altrove (in metropolitana, al supermercato) sembrerebbe certamente inopportuno, stravagante, imbarazzante.

Personalmente credo che la frequentazione degli spazi non addomesticati possa aprirci la porta che conduce a rapporti tra esseri umani meno effimeri, più sinceri.”

(Testo riadattato tratto da https://www.mountainwilderness.it/etica-e-cultura/wildeness-individuale-e-wilderness-partecipata/)

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  1. Roberto Cuffaro

    Credo che non sia affatto facile comunicare cosa si provi in montagna, soprattutto le sensazioni che sentiamo quando siamo da soli. Penso che l’unico modo, vero e sincero, per far capire cosa proviamo, é andare insieme. Basta stare in silenzio e camminare, basta uno sguardo.

    • Sicuramente non è facile, come per tutte le esperienze intime (quando vivere la montagna è un’esperienza intima – non sempre lo è). Però ci si può provare. Anzi, forse si deve, perché c’è un grande bisogno di comunicare l’importanza della natura e della nostra relazione con essa. La cultura umana è in gran parte comunicazione, quindi se vogliamo portare avanti una cultura dell’ambiente dobbiamo trasmettere agli altri il bene che ne riceviamo. Grazie del contributo.

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